Preghiera recitata dalle Clarisse del Protomonastero di Santa Chiara in Assisi
O Maria ,
Aurora del mondo nuovo. Madre dei viventi.
affidiamo a Te la causa della vita: "guarda,o Madre,al numero sconfinato
di bimbi cui viene impedito di nascere, di poveri cui è reso difficile vivere,
di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza,
o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio, sappiano annunciare con franchezza e amore
agli uomini del nostro tempo il Vangelo della Vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo, come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore.
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
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A tre anni dalla morte e a un
anno dalla canonizzazione di S. Chiara, si iniziò nel 1257 con la
costruzione della Chiesa e del Convento attiguo delle Clarisse, che dal 1212
avevano vissuto a S. Damiano.I,l sito era quello della Chiesa di S. Giorgio,
dove fu sepolto S. Francesco, prima di essere traslato nel 1230 nella Basilica.
L‘edificio è caratterizzato dall‘esecuzione di tutto il corpo con fasce rosa
e bianche e dai maestosi archi rampanti di sostegno ai due lati della
chiesa.
L‘interno è strutturato come la Chiesa Superiore di S. Francesco con una navata
unica che termina in un transetto con abside poligonale. Anche qui una galleria
percorre il perimetro, però, contrariamente a S. Francesco, all‘altezza dei
capitelli dei pilastri.
Sul lato destro della navata si apre la Cappella del Crocifisso che, insieme
alla successiva Cappella del Sacramento, fu parte della navata della precedente
Chiesa di S. Giorgio, dove Gregorio IX canonizzò S. Francesco nel 1228. Il
Crocifisso su tavola nell‘omonima cappella sarebbe quello che a S. Damiano
parlò a S. Francesco, ordinandogli di riparare la Chiesa " Va francesco e ripara
la mia casa che come vedi va in rovina ". Dietro alla grata, reliquie di S.
Francesco e di S. Chiara. Nella cappella successiva, affresco di Puccio
Capanna (1340-46), Madonna col Bambino in trono con i Ss. Chiara, Giovanni
Battista, Michele Arcangelo e Francesco, ed altri affreschi della scuola di
Giotto e di Lorenzetti. Nella crociera di destra, tavola con la Vita di S.
Chiara del cosiddetto Maestro di S. Chiara (fine XIII sec.); affreschi
sempre riferiti a S. Chiara e scene bibliche del cosiddetto Maestro
Espressionista di S. Chiara (prima metà del XIV sec.). Il Crocifisso
nell‘abside è nuovamente attribuito al Maestro di S. Chiara (1280-90).L‘altare
maggiore è racchiuso da un colonnato di 12 colonnine poligonali, opera di uno
scalpellino umbro del XV secolo, con una cancellata in ferro battuto del XVIII
secolo. Nella crociera di sinistra, affresco staccato con Natività
giottesca del XIV secolo. La tavola bizantineggiante del tipo Hodegetria sulla
parete sinistra, Madonna col Bambino, è di un artista ignoto del XIII
secolo. Nelle lunette, scene dal Vecchio Testamento, simili a quelle del ciclo
superiore nella basilica superiore di S. Francesco (fine XIII sec.).Nella
cripta, costruita nel 1850-72, ristrutturata nel 1935 in forme neogotiche, si
conserva il sarcofago con il corpo di Santa Chiara. (fonte : Assisi
On line )
BENEDIZIONE DI SANTA CHIARA
Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Il Signore vi benedica e vi custodisca. Vi mostri la sua faccia e abbia misericordia di voi.. Volga verso di voi il suo volto e vi dia pace, sorelle e figlie mie, e a tutte le altre che verranno e rimarranno nella vostra comunità, e alle altre ancora, tanto presenti che venture, che persevereranno fino alla fine negli altri monasteri delle povere dame. Io Chiara, ancella di Cristo, pianticella del beatissimo padre nostro san Francesco, sorella e madre vostra e delle altre sorelle povere, benché indegna, prego il Signore nostro Gesù Cristo, per la sua misericordia e per l'intercessione della santissima sua genitrice, santa Maria, e del beato Michele arcangelo e di tutti i santi angeli di Dio, del beato Francesco padre nostro e di tutti i santi e le sante, che lo stesso Padre celeste vi dia e vi confermi questa santissima benedizione sua in cielo e in terra: in terra, moltiplicandovi nella grazia e nelle sue virtù fra i servi e le ancelle sue nella Chiesa sua militante; e in cielo, esaltandovi e glorificandovi nella Chiesa trionfante fra i santi e le sante sue. Vi benedico nella mia vita e dopo la mia morte, come posso, con tutte le benedizioni, con le quali il Padre delle misericordie ha benedetto e benedirà i suoi figli e le sue figlie in cielo e sulla terra, e con le quali il padre e la madre spirituale ha benedetto e benedirà i figli suoi e le figlie spirituali. Amen. Siate sempre amanti delle anime vostre e di tutte le vostre sorelle, e siate sempre sollecite nell'osservare quelle cose che avete promesso al Signore. Il Signore sia sempre con voi e voglia il Cielo che voi siate sempre con lui. Amen. |
Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi (3,7-14) :Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l'ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.
Transito di Santa Chiara
Da
ultimo la vedono agonizzare per parecchi giorni prima della fine: e cresce in
questo tempo la fede della gente e la devozione popolare. Ogni giorno è anche
onorata, come già SA nta, dalla visita assidua di cardinali e di prelati. E, ciò
che è evento meraviglioso ad udirsi, pur non potendo prendere alcun cibo per
diciassette giorni, fu dal Signore sostenuta con tanta fortezza che era lei a
confortare, esortandoli al servizio di Cristo, tutti quelli che venivano a
visitarla. Infatti, esortandola il buon frate Rainaldo alla pazienza nel lungo
martirio di così gravi infermità, con voce perfettamente libera da forzature gli
rispose: «Da quando ho conosciuto la grazia del Signore mio Gesù Cristo per
mezzo di quel suo servo Francesco, nessuna pena mi è stata molesta, nessuna
penitenza gravosa, nessuna infermità mi è stata dura, fratello carissimo!». Poi,
facendosi più vicino il Signore e già quasi stando sulla soglia, Chiara vuole
che le stiano accanto sacerdoti e frati spirituali, che le ripetano la Passione
del Signore e sante parole. E appena tra di essi le appare frate Ginepro, famoso
per saper vibrare ardenti giaculatorie al Signore, con calde parole dal cuore,
animata da rinnovata letizia gli chiede se abbia lì pronto qualcosa di nuovo
riguardo al Signore.
Ed egli, aprendo la bocca, dalla fornace del cuore ardente libera fiammeggianti
scintille di parole, e la vergine di Dio trova grande consolazione nelle sue
parabole.
Infine si volge alle figlie in lacrime, raccomandando loro la povertà del
Signore e ricorda lodando i benefici divini. Benedice devoti e devote sue e
implora larga grazia di benedizione su tutte le Donne dei monasteri poveri, sia
presenti che futuri.
Chi potrebbe narrare il resto, senza piangere? Sono lì presenti quei due
benedetti compagni del beato Francesco, dei quali uno, Angelo, lui stesso in
lacrime, consola le afflitte; l'altro, Leone, bacia il giaciglio di Chiara
morente. Piangono le figlie desolate il distacco dalla loro pia madre e la
accompagnano con le lacrime mentre se ne va, sapendo che non la vedranno più. Si
dolgono con immensa amarezza che, insieme con lei, sparisca ogni loro
consolazione e che, lasciate nella valle delle lacrime, non saranno più
consolate dalla loro maestra. A stento il pudore, esso solo, trattiene la mano
dal ferire i corpi e la vampa del dolore è resa ancora più acerba dal fatto che
non le si permette di sfogare in manifestazioni esterne di cordoglio. Il rigore
claustrale impone il silenzio, la violenza del dolore strappa gemiti e
singhiozzi. Le gote sono tumefatte per le lacrime e ancora la piena del cuore,
straziato dal dolore, alimenta il rivolo del pianto.
Volgendosi poi a se stessa, la vergine santissima parla silenziosamente alla sua
anima: «Va' sicura - le dice - perché hai buona scorta, nel viaggio. Va', perché
Colui che t'ha creata, ti ha santificata e sempre guardandoti come una madre suo
figlio, ti ha amata con tenero amore». «E tu, Signore - soggiunge - sii
benedetto, che mi hai creata». Interrogandola una delle sorelle a chi stesse
parlando, rispose: « Io parlo all'anima mia benedetta ». E ormai quella gloriosa
scorta non era molto lontana. Volgendosi infatti a una figlia, le domanda: «Vedi
tu il Re della gloria, che io vedo, o figlia?» Su un'altra pure si posò la mano
del Signore e con gli occhi del corpo vide tra le lacrime una beatificante
visione. Trafitta invero dal dardo di un profondo dolore, volge lo sguardo verso
la porta della casa: ed ecco, entra una schiera di vergini in bianche vesti e
tutte hanno ghirlande d'oro sul capo. Si avanza tra loro una più splendente
delle altre, dalla cui corona, che appare alla sommità come un turibolo
traforato, s'irradia un tale splendore da mutare in luce del giorno l'oscurità
della notte tra le pareti della casa. Si avvicina al lettuccio, dove giace la
Sposa del Figlio e, chinandosi su di lei con tenerissimo amore, le dona un
dolcissimo abbraccio. Le vergini distendono un pallio di meravigliosa bellezza
e, tutte a gara servendo, rivestono il corpo di Chiara e ne adornano il talamo
Indi, il giorno successivo alla festa del beato Lorenzo, quella santissima anima
esce dalla vita mortale, per essere premiata con l'alloro eterno; e, disfatto il
tempio del la carne, il suo spirito passa beatamente al cielo. Benedetto quest'esodo
dalla valle della miseria, che fu pel lei ingresso nella vita beata! Ormai, in
cambio della penuria del cibo, si rallegra al convito dei cittadini del cielo;
ormai, in cambio dell'umile cenere, beata nel regno dei cieli, è resa splendente
dalla stola della gloria eterna.( Leggenda
di S. Chiara : FONTI
FRANCESCANE 3252):)