GRECCIO - ASSISI – LA VERNA
2 – 6 GENNAIO
“le vie di San Francesco e Santa Chiara”
1° giorno MERCOLEDI’2 Gennaio 2012
ore 22.00 Partenza da Piazza della Repubblica -
2° giorno GIOVEDI’ 3 GENNAIO
ASSISI
ore 7.00 arrivo a Fonte Colombo (Rieti) luogo dove San Francesco scrisse la “regola” e dove fu operato agli occhi nel 1223.
ore 10.00 arrivo a Greccio (Rieti) luogo dove san Francesco rappresentò il primo presepe nel 1224.
ore 12.30 pranzo a sacco
ore 14.30 arrivo ad Assisi e sistemazione presso l’Hotel Posta Panoramic tel 075 / 812558
ore 16.30 visita Basilica di Santa Chiara – Vespri animati dalle Clarisse del Protomonastero di Santa Chiara. Passeggiata x Corso Mazzini.
ore 20.00 cena
ore 21.30 ASSISI di notte
3° giorno VENERDI’ 4 GENNAIO
ASSISI – LA VERNA
ore 6.30 lodi a Santa Chiara
ore 8.00 colazione
ore 9.00 visita della Basilica di SANTA MARIA DEGLI ANGELI dove all’interno è conservata la Chiesetta della PORZIUNCOLA – Momento di raccoglimento per il PERDONO DI ASSISI
ore 10.00 partenza per il Santuario della Verna e visita dei luoghi delle stimmate.Pranzo a sacco (cestini forniti dall'Hotel)
ore 15.15 Processione dei frati dal Santuario al luogo delle stimmate.- Vespri.
ore 17.30 circa partenza
ore 20.30 cena
ore 22.30 ASSISI di notte
4 giorno SABATO 5 GENNAIO
ASSISI – SANTA MARIA DEGLI ANGELI
ore 6.30 lodi a Santa Chiara
ore 8.00 colazione
ore 9 visita Chiesa di Santo Stefano e Vescovado.
ore 10.30 i presepi di ASSISI sulla via della Basilica di San Francesco
ore 12 momento di Spiritualità presso la Tomba di San Francesco
ore 13.00 pranzo
ore 14.30 partenza dall’Hotel per l’Eremo delle Carceri .
ore 16 visita Santuario di San Damiano;ore 17.00 Vespri con i frati della comunità;ore 18 serata libera.
ore 20.00 cena
ore 21.30 ASSISI di notte
5° giorno DOMENICA 6 GENNAIO
ASSISI – LAMEZIA TERME
ore 6.30 lodi a Santa Chiara
ore 8.00 colazione
ore 10.00 Santa Messa nella Basilica di San Francesco
ore 11.00 mattinata libera. Ore 13 Pranzo.
ore 14.30 partenza per Lamezia Terme –Sosta al Santuario di Rivotorto– Arrivo a Lamezia ore 24 circa
LA PORZIUNCOLA : La cappella è situata in una zona zona denominata "Portiuncula". Rimasta per lungo tempo in stato di abbandono, viene restaurata da San Francesco. Egli qui comprende chiaramente la sua vocazione e qui fonda l'Ordine dei Frati Minori nel 1209, affidandolo alla protezione della Vergine Madre di Cristo, cui la chiesina è dedicata. Dai Benedettini ottenne in dono il luogo e la cappella per farne il centro della sua nuova Istituzione.Il 28 marzo 1211, Chiara di Favarone di Offreduccio vi riceve dal Santo l'abito religioso, dando inizio all'Ordine delle Povere Dame (Clarisse).Nel 1216, in una visione, Francesco ottiene da Gesù stesso l'Indulgenza conosciuta come "Perdono di Assisi", approvata dal Papa Onorio III. Condizioni per acquistare l'indulgenza : 1) Visita al Santuario con la recita di un Pater e Credo; 2) Confessione sacramentale e S. Comunione;3) Preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice (per esempio Pater, Ave e Gloria).I pellegrini possono ottenere l'indulgenza tutti i giorni dell'anno. Alla Porziuncola, che fu ed è il centro del francescanesimo, il Poverello raduna ogni anno i suoi frati nei Capitoli (adunanze generali), per discutere la Regola, per ritrovare di nuovo il fervore e ripartire per annunciare il Vangelo nel mondo intero. NEL LUOGO DEL TRANSITO : San Francesco trascorre qui gli ultimi giorni della sua vita e deposto nudo sulla nuda terra, vi muore la sera del 3 ottobre 1226, Ogni anno, il 3 ottobre, verso il tramonto, si celebra qui solennemente la Commemorazione Nazionale del Transito del Santo, Patrono d'Italia.
SAN
DAMIANO : luogo della
conversione di Francesco, nel quale il Santo ascoltò la voce del Crocifisso:
“Va’ e ripara la mia casa”. Egli restaurò la chiesa e vi adattò il monastero per
Santa Chiara. Due anni prima di morire, vi compose il Cantico delle Creature.
A San Damiano, Santa Chiara per 42 visse e vi morì, dopo aver ottenuto dal Papa
l’approvazione della sua Regola.Proprio a San Damiano si snodano tutti gli
episodi della sua vita penitente e nascosta.Il minuscolo coro, dove le prime
sorelle si riunivano per la preghiera in comune.
L'oratorio di santa Chiara: è il luogo - decorato da affreschi della fine del
Trecento - praticato da lei inferma. A lato dell'altare sulla sinistra, in un
incavo nella parete, è il luogo dell'Eucaristia. da qui, la Santa, malata,
prostrata dinanzi al Santissimo Sacramento e "fattasi trascinare" dalle
consorelle sino all'uscio del refettorio, con l'Eucaristia in mano, respinse
coraggiosamente i Saraceni di Federico II nel settembre del 1240, liberando il
monastero e la città di Assisi.Il dormitorio di Santa Chiara: uno spoglio e
disadorno stanzone nel quale le prime sorelle prendevano il loro riposo, distese
su giacigli di paglia. Da qui, la Santa, nella notte di Natale del 1252, per
singolare prodigio, potÈ vedere le sacre funzioni celebrate nella chiesa di san
Francesco in Assisi. Per questo singolare episodio, la Santa è stata dichiarata
"patrona della televisione". Qui Chiara morì la sera dell'11 agosto 1253, dopo
aver difeso il diritto di poter rimanere povera come Gesù e come le aveva
insegnato Francesco.
Il refettorio: il luogo ove la santa e le sue compagne consumavano i loro pasti
frugali e che fu teatro di numerosi episodi mirabili.
Accanto alla semplice chiesetta, dal lontano 1260 si perpetua la presenza di una
comunità di Frati minori.
Il convento, dopo la soppressione italiana, fu riscattato da Lord Ripon nel
1879, e ceduto in proprietà alla Curia Generalizia dei Frati Minori nel 1983.
Attualmente è sede di Noviziato.
EREMO DELLE CARCERI : L’Eremo delle Carceri è un antico romitorio posto ad 800 metri di altezza, sulle pendici del monte Subasio. È immerso nel cuore di una verde boscaglia, a circa cinque chilometri da Assisi. Il Santuario si è sviluppato lungo i secoli attorno alla grotta di San Francesco e alla Cappellina di Santa Maria, che viene fatta risalire al tempo del Santo. In questo luogo Francesco si ritirava in contemplazione per riservare a sÈ stesso alcuni periodi di più intensa preghiera insieme ai primi seguaci. L’edificio addossato alla roccia del monte è stato ampliato lungo i secoli, con la fantasiosa inventiva e creatività dei poveri. Il nome “de carceribus” gli viene dai tuguri simili a carceri dove, dapprima gli eremiti, e poi Francesco ed i suoi compagni, conducevano una vita austera, come segregati dal mondo. Questo luogo venerabile e sacro, di infinita bellezza, ci fa scoprire soprattutto quanto il Santo fosse naturalmente portato alla preghiera prolungata e alla solitudine, abitate unicamente dal mistero di Dio.
SANTA CHIARA :Questa Basilica è
la chiesa che la fede popolare ha voluto innalzare in onore della prima e più
fedele discepola di san Francesco: santa Chiara di Assisi.Fu iniziata nell'anno
1257, dopo quattro anni dalla morte della Santa e a due anni dalla sua
canonizzazione. La Basilica fu terminata nel 1265 ed il corpo di Chiara venne
deposto sotto l'altare maggiore del Tempio, il 3 ottobre dello stesso anno.
Sorge dove si trovava l'antica Cappella di San Giorgio, che fu il luogo della
prima sepoltura di Francesco (fino al 1230) e di Chiara (fino al 1260).
L'interno della Basilica si presenta nella sua struttura gotica, con una unica
navata a quattro campate. Sopra l'altare maggiore campeggia la splendida croce
sagomata (1255-1260), realizzata dal pittore Benvenuto da Foligno. Ai piedi del
Cristo, san Francesco e santa Chiara adorano il Figlio di Dio. Nel lato destro
del transetto, dietro l'altare, è collocata una grande tavola del 1283, dello
stesso Benvenuto da Foligno, in cui emerge la figura di Chiara, attorniata da
otto scene della sua vita. Ma il luogo più prezioso è certamente l'Oratorio del
Crocifisso, in cui è gelosamente custodito il Cristo bizantino (opera di un
pittore assisiate della metà del XII secolo), che nel 1206, nella chiesetta di
San Damiano, parlò al giovane Francesco, determinandone la conversione e la
missione di tutta la sua vita.
Dalle scale, situate a metà Basilica, si accede alla Cripta, realizzata nella
seconda metà dell'Ottocento e recentemente restaurata. Qui sono custodite alcune
preziose reliquie e soprattutto le spoglie mortali di santa Chiara, ritrovate il
23/9/1850.
Accanto alla Basilica, da oltre settecento anni, vive una comunità di Clarisse,
che continua ad essere segno di una amore per Dio e per i fratelli vissuto nella
gioiosa sequela del Cristo povero e crocifisso.Il servizio in Basilica è invece
garantito dai Frati minori.CHIESA NUOVA : Il Santuario nasce sul luogo in
cui si trovava la casa paterna di san Francesco. La chiesa è dedicata alla
conversione del Poverello di Assisi (S. Franciscus conversus): infatti in essa
si trova il sottoscala nel quale Pietro di Bernardone avrebbe rinchiuso il
figlio dopo la fuga a Foligno per vendere stoffe e riparare con il ricavato la
chiesa di san Damiano. È possibile visitare anche il fondaco dove il giovane
Francesco si impegnava con il padre nell’esercizio della mercanzia. Le finestre
sono impreziosite con vetri istoriati realizzati dal frate minore p. Alberto
Farina (1975). Sulla piazzetta antistante la Chiesa, sono state collocate due
statue dello scultore Joppolo che raffigurano i genitori di san Francesco, il
cui ricordo viene celebrato la seconda domenica di settembre di ogni anno, con
la "Festa della famiglia di Francesco". Nel convento di Chiesa Nuova è stata
collocata una importante biblioteca storico-francescana che raccoglie numerosi
manoscritti (codici miniati, bolle papali, cronache), incunaboli e
cinquecentine. Ospita un piccolo museo di oggetti francescani sistemato in
quella che fu l'abitazione del pittore assisano Tiberio Diotallevi (1500).
SAN FRANCESCO :Non erano passati due anni dalla morte di S. Francesco che già Frate Elia, il successore al comando dell'Ordine, riceveva in dono un appezzamento di terreno, fuori dalla porta occidentale di Assisi, un luogo scosceso del monte Subasio dove si impiccavano i malfattori e perciò chiamato il Colle dell'Inferno. Su quel luogo già maledetto sarebbe sorta una grandissima chiesa che avrebbe accolto la salma del grande Santo. Da S. Damiano fu portato a seppellire nella Chiesetta di S. Giorgio, che si trovava dentro la città e nelle vicinanze della casa paterna. In quella chiesetta il 16 luglio 1228 Gregorio IX proclamò solennemente la santità del gran figlio di Assisi e il giorno dopo, invitato da Frate Elia il Papa si recava sul Colle dell'Inferno per benedire la prima pietra della nuova grande costruzione in onore dei Santo.Il 25 maggio 1230, cioè meno di quattro anni dalla morte del Santo, la chiesa inferiore era ultimata e poteva esservi portato il corpo del Santo.
CIMABUE e GIOTTO La Basilica Superiore
nel 1272 è affrescata dal CIMABUE .Se in lui altrove era indubbia l'influenza
bizantina, nei fondi d'oro e nelle lumeggiature delle vesti e nell'impostazione
statica frontale di alcune figure, ad Assisi questa impostazione lascia posto ad
un nuovo modo di sentire e soprattutto ad una nuova impostazione tecnico
artistica.
Certamente egli fu colpito profondamente dalla patetica arte di Giunta Pisano
espressa nei Crocifissi che da trionfanti diventano sofferenti; per questo la
rappresentazione si impregna di una realtà che va al di là della nostra piccola
vicenda umana e scava nello spazio una profondità che mette in risalto il rigore
quasi plastico delle figure su cui si incentra la sua attenzione. Questo rigore
è creato innanzi tutto da una linea che distacca dal fondo e che con
lumeggiature particolari, non ancora giochi chiaroscurali, evidenzia figure ed
oggetti.
GRECCIO :"Francesco amava l'eremo di Greccio, dove i frati erano virtuosi e poveri...
Incassato nella roccia, come un nido d'aquila, l'eremo di
Greccio è una straordinaria fusione di architettura e natura. I
confini delle costruzioni si perdono nei boschi rigogliosi di lecci che
accolsero le solitarie ascesi di San Francesco.
Il Santuario è noto in tutto il mondo per essere stato scelto dal Poverello
di Assisi come teatro di uno dei momenti più alti e lirici della sua
esistenza: la prima rievocazione della Natività di Betlemme della
storia del Cristianesimo, avvenuta nella notte di Natale del 1223.
Di recente il borgo di Greccio e il suo Santuario francescano sono stati
inclusi dall'UNESCO
tra i 754 siti che fanno parte del Patrimonio Mondiale
dell'umanità.
FONTECOLOMBO :Questo è Fontecolombo, che dobbiamo salire a piedi scalzi, perché questo luogo è veramente santo."
Nella parte più nascosta di un bosco di lecci secolari,
sulla costa del verdissimo Monte Rainiero, si adagia il Santuario di
Fontecolombo. È il Sinai francescano, è il monte scelto da San Francesco per
stilare la Regola definitiva del suo Ordine. Qui tutto è sacro: gli
edifici, la fonte d'acqua purissima e il bosco stesso, perché racchiude il
Sacro Speco, la grotta in cui fu scritta la Regola.
In questo luogo San Francesco fu operato agli occhi: gli vennero
incise con un ferro rovente tutte le vene dall'orecchio al sopracciglio.
Come raccontano le fonti, miracolosamente fratello fuoco risparmiò San
Francesco dal dolore.
La chiesina di San Fabiano è oggi un convento di straordinaria suggestione, noto come Santuario di Santa Maria della Foresta o più semplicemente La Foresta. Chi cerca la pace e vuole, come San Francesco, fuggire dalla "pompa del mondo" trova in questo convento appartato un luogo ideale. San Francesco vi giunse nel settembre del 1225. Immerso nel verde intenso dei boschi e cullato dal suono delle sorgenti il Poverello con molta probabilità vi scrisse l'immortale cantico delle creature.
POGGIO BUSTONE:Così San Francesco salutò secondo la
tradizione gli abitanti di Poggio Bustone nel 1209 quando fece il suo
ingresso nella Valle Reatina.
Inerpicandosi sulla strada che conduce fino all'eremo si riscopre tutta la
semplicità e la letizia di questo saluto, in una natura che somiglia ancora
a quella che San Francesco vide e amò. Il Santuario è circondato dai
boschi verdeggiati e apre lo sguardo su un panorama che ha del mistico:
la splendida Riserva dei laghi Lungo e Ripasottile.
Qui il Poverello ebbe la visione che gli confermò il perdono dei
peccati giovanili. Da qui partì la missione di pace dei francescani.
RESIDENZA DI PAPA ONORIO III all'epoca in cui San Francesco era
presso Rieti, alloggiando per alcuni giorni in una camera di Tebaldo
Saraceno per motivo del suo male d'occhi..."
Le principali fonti narrano la presenza di San Francesco nella città di
Rieti, a stretto contatto con la curia di Onorio III, che nella città
sabina più volte soggiornò a partire dal 1219. In un momento cruciale per
gli sviluppi del suo Ordine, San Francesco cercava a Rieti il consenso del
papa e della sua corte.
I luoghi sacri che videro la presenza di San Francesco a Rieti sono:
l'imponente Palazzo Papale e, secondo la tradizione locale, un
oratorio presso l'ospedale di Santa Croce. Sull'oratorio sarebbe poi stata
edificata la grandiosa chiesa di San Francesco, iniziata nel 1245 e
in via di conclusione già nel 1253.
La città fu teatro di numerosi episodi e miracoli che mostrano il profondo
amore di San Francesco per l'arte e tutte le creature. Nel Palazzo Papale si
verificò il miracolo della cetra, un vero inno alla spiritualità
della musica. Presso l'oratorio si svolse l'episodio del dono del
mantello alla donna cieca e povera, ennesima testimonianza di San
Francesco povero, amante dei poveri.
LA VERNA
Il monte della Verna entra
nella storia dei grandi luoghi santi del mondo grazie a un incontro carico di
umanità, di cortesia e di comunione spirituale. Nella primavera del 1213
Francesco d’Assisi insieme a frate Leone stava attraversando la regione del
Montefeltro quando sentì di una festa presso il castello di S. Leo: si trattava
dell’investitura di qualche cavaliere? Era l’occasione di incontrare gente, di
parlare loro del Vangelo, dell’Amore. Salì al castello mentre, forse, sulla
piazza si svolgeva una gara di menestrelli.
Montò
su di un muretto e lanciò il tema della sua canzone d’amore: Tanto è quel
bene ch’io aspetto, che ogni pena m’è diletto. Le sue parole furono così
vibranti che gli occhi e la mente di tutti erano come rapiti da lui. Tra gli
ascoltatori c’era il Conte di Chiusi in Casentino, Orlando Catani. Via via che
lo ascoltava, sentiva crescere in sé il bisogno di parlare con quell’uomo
nuovo, di aprirgli il cuore sui fatti della propria anima. Terminata
la predica, glielo chiese. Francesco ne fu contento ma volle che prima lui
adempisse ai doveri della cortesia e dell’amicizia: Onora gli amici tuoi che
ti hanno invitato per la festa e desina con loro, e dopo desinare parleremo
insieme quanto ti piacerà. L’incontro fu intenso. Il Conte trovò luce nelle
parole dell’uomo di Dio, ma il colloquio gli fece intuire anche qualche riflesso
dell’anima di Francesco. Volle perciò fargli un’offerta che gli pareva adatta al
suo voler essere tutto di Dio, alla sua ricerca di solitudine: Io ho in
Toscana uno monte divotissimo il quale si chiama monte della Vernia, lo quale è
molto solitario e salvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare penitenza,
in luogo rimosso dalle gente, o a chi desidera fare vita solitaria. S’egli ti
piacesse, volentieri Io ti donerei a te e a’ tuoi compagni per salute dell’anima
mia. L’offerta piacque a Francesco. Poco tempo dopo mando due suoi compagni
a vedere e, avuto conferma he quanto il conte diceva corrispondeva a verità,
accettò il monte con grande gioia.
I
Fioretti narrano che quando egli vi si recò fu
accolto alle falde del monte da una grande torma di diversi uccelli, li quali
con battere I’ali mostravano tutti grandissima festa e allegrezza. Francesco
disse ai frati suoi compagni che questo era segno del compiacimento divino:
al nostro Signore Gesù Cristo piace che abitiamo in questo luogo solitario.
Così la Verna divenne uno dei romitori nei quali ogni anno egli amava passare
prolungati periodi di ritiro. Non sappiamo quante volte vi sia salito.
Conosciamo invece i fatti della quaresima di S. Michele che vi passò sul finire
dell’estate del 1224. Sarebbe stata questa la sua ultima sosta alla Verna. Era
stanco e ammalato. Aveva rinunciato a guidare personalmente il suo ordine: ormai
aveva avuto la sicurezza dell’approvazione della Regola da parte del
Papa Onorio IV (29 novembre
1223). n essa aveva dato ai suoi frati il
midollo del Vangelo, quella era la via da seguire! Per lui era cominciato
come un nuovo itinerario di intimità col suo Signore. Nove mesi prima, la
celebrazione del Natale gli aveva permesso di immedesimarsi nella esperienza
della povertà dell’Incarnazione (Presepe di Greccio1223). Ora lo attendeva il
culmine dell’esperienza dell’amore, il dare la vita. Alla Verna ebbe il coraggio
di chiedere proprio questo nelle sue notti di preghiera, di solitudine e di
rapimento: provare un po’ dell’amore e del dolore che Gesù Cristo sentì nei
momenti della sua Pasqua di Morte e Risurrezione. Fu esaudito e, intorno alla
Festa dell’esaltazione della Croce (14
settembre), il suo corpo fu segnato delle stesse piaghe del Crocifisso.Di
più, nelle sue mani e nei suoi piedi si formarono come delle escrescenze a forma
di chiodi. Mai la storia aveva narrato un fatto simile. Circa venti anni prima
(1205/6) aveva cominciato a seguire il Vangelo del Signore ascoltando la Parola
del Crocifisso di S. Damiano. Quelle parole e quell’immagine gli si erano
stampate nel cuore. Adesso si manifestavano nella sua carne. Fu la sua Pasqua:
la Liturgia della Festa delle Stimmate applica a lui le parole di S. Paolo:
Sono stato crocifisso con Cristo e non sono piu io che vivo, ma Cristo vive in
me... difatti io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo (Gal 2,20;
6,17).Francesco era diventato la parola di amore che per anni aveva meditato,
vissuto e annunciato. Sul finire di Settembre lasciò la Verna. Per due anni
cercò di nascondere i segni del prodigio. Solo pochi intimi ne vennero a
conoscenza prima della sua morte (3/4 Ottobre l 226). La Verna, abitata, amata e
custodita dai figli di frate Francesco, nasce e affonda le sue radici in questo
evento storico e misterioso. "A causa dell’esperienza singolare che S.
Francesco vi ebbe di Cristo, anime pensose lo annoverano ancora tra gli alti
luoghi dello spirito" (Paolo VI). Essa ha in sé mille messaggi di bellezza,
di forza, di silenzio, di ricerca, di pace... ma tutti sono solo un tenue
riverbero di quella notte in cui il Monte della Vernia parea ch’ardesse di
fiamma isplendidissima, la quale risplendeva e illuminava tutti li monti e le
valli d’intorno, come se fusse il sole sopra la terra.
Visitare la Verna e un po’ affacciarsi a questo mistero, chiedere di esporsi a questa luce.