SAN LUIGI GONZAGA
Figlio del
marchese Ferrante Gonzaga, nasce il 19 marzo del 1568; fin dall'infanzia è
educato dal padre all’uso delle armi. Il padre era
un uomo
orgoglioso, duro, dedito al gioco ma anche attaccato alla famiglia e alla fede,
sposato con Marta di Sàntena, contessa piemontese buona e religiosa che lascerà
una profonda influenza sul figlio.
Fin
da bambino entra nel mondo nobile e dorato ove prevalgono banalità e vanità.
Luigi, ancora fanciullo, conosce la vita di corte di Firenze (1578, con i
Medici) di Mantova e di Madrid.
Compiuti
10 anni sceglie la strada dell’amore e della fede e capisce che attraverso
l'umiltà, facendo anche voto di castità, avrebbe potuto dedicare la vita al
prossimo ed essere più vicino a Dio. Nella
Chiesa dell’Annunziata a Firenze, si offre a Dio si consacra a Maria. Intuisce
bene il significato del gesto e persevera nella scelta. Cresce in lui il
desiderio della preghiera e della meditazione e giudica il mondo circostante
ricco e gaudente, frivolo,futile e vuoto.
Vuole seguire Cristo povero senza condizioni.
A 12 anni riceve la prima comunione da san Carlo Borromeo. Decide di entrare
nella compagnia di Gesù superando l’ostacolo del padre che per due anni è
contrario alla sua iniziativa. Rinuncia al titolo e all'eredità e decide di
seguire Gesù Cristo. E’ l’autunno del 1585 quando
nel
castello di San Giorgio a Mantova rinuncia solennemente alla primogenitura.
Grande è il dolore della popolazione semplice, che già lo stima tantissimo: “Non
eravamo degni d’averlo per padrone... egli è un santo e Dio ce lo ha tolto”
dicono tutti. Luigi entra nella Compagnia di Gesù a Roma nell’anno 1587 dopo il
noviziato. I Gesuiti si accorgono di avere come allievo un gioiello spirituale.
E’ troppo dedito alla penitenza e all’ascesi che i formatori gli proibiscono di
fare penitenza. Dio gli era così presente che giunse a pregare: “Allontanati da
me, Signore”. Non so quanti santi hanno osato pregare così, escludendo San
Pietro, ma questi aveva detto le stesse parole per altri ben noti motivi”.
Luigi è impegnato negli studi di teologia quando sulla città di Roma si abbatte
un’immane tragedia: prima la siccità, poi la carestia, infine un’epidemia di
tifo. Nell’opera di assistenza che i Gesuiti prestano, c’è anche lui a fianco
dei malati talvolta moribondi. Gira per i palazzi dei nobili a chiedere
l’elemosina con un coraggio forza fisica che gli viene da Dio stesso e dal
Cristo che lui osserva nei sofferenti. Raccoglie un moribondo, malato di peste,
se lo carica sulle spalle per portarlo all’ospedale ma viene contagiato. Luigi
muore repentinamente ma non inaspettatamente. Era pronto all’incontro con Dio e
anche la morte non gli fa paura tanto che a tutti dice “Me ne vado felice” e
alla stessa madre, nell’ultima lettera, raccomanda “di non piangere il proprio
figlio come morto ma come vivente e per sempre felice davanti a Dio”. Negli anni
1590/91 la peste semina morte in tutta Roma, muoiono tre Papi (Sisto V, Urbano
VII, Gregorio XIV) e migliaia di persone. Contro la strage si batte Camillo de
Lellis con alcuni confratelli e tra questi Luigi Gonzaga. Questi era già malato
da tempo e a lui affidano i casi non contagiosi. Ma quel malato di peste trovato
per strada che lui soccorre portandolo in spalla all’ospedale sarà fatale. Pochi
giorni e Luigi Gonzaga muore a 23 anni assistito da San Roberto Bellarmino; è il
21 giugno 1591. Luigi Gonzaga è stato un martire della carità, fino a donare la
propria vita per il prossimo
E’
sepolto a Roma nella chiesa di Sant'Ignazio di Campo Marzio. Fu
dichiarato Beato nel 1605 dal Papa Paolo V. Nel 1726, papa Benedetto XIII lo
proclamerà Santo. Lo slogan di Luigi era:“Cerco la salvezza, cercatela anche
voi! Non si può servire a due padroni... È troppo difficile salvarsi per un
Signore di Stato!”. In lui c’è la stoffa del giovane Santo facilmente
riconoscibile e proponibile. Scriveva alla madre: “puntiamo le nostre
aspirazioni verso il cielo dove loderemo Dio eterno...Cara madre devi gioire
molto perché per merito tuo, Dio mi indica la vera felicità e mi libera dal
timore di perderlo. Giovanni Paolo II scrisse una preghiera a san Luigi Gonzaga:
“… Rendici liberi da ogni mondana schiavitù. Non permettere che i giovani cadano
vittime dell’odio e della violenza e cedano alle lusinghe di facili e fallaci
miraggi edonistici. Aiutali a liberarsi da ogni sentimento torbido, difendili
dall’egoismo che acceca, salvali dal potere del Maligno. Rendili testimoni della
purezza del cuore. Fa’ che anche l’odierna generazione abbia il coraggio di
andare contro corrente, quando si tratta di spendere la vita, per costruire il
Regno di Cristo”.
Affidiamo a san Luigi la gioventù di oggi con la speranza che l’esempio del Gonzaga entra nei loro cuori e li renda testimoni di una vita che invita!
Giampiero Scarpino