Il Sistema Preventivo nell’animazione
Alcune premesse Cosa significa “prevenire”? “Ripararsi da…” Ho la sensazione che la maggior parte delle volte, quando si parla di prevenzione, la nostra attenzione vada verso dei significati negativi di questa espressione. Il consueto “meglio prevenire che curare” ci condiziona un po’, forse un po’ troppo. “Avvicinarsi a…/ Proporre…” Lasciamoci invece guidare dall’etimologia del termine in questione, mi pare una cosa più opportuna da fare. Prevenire = “venire prima”, avvicinare una realtà a noi, precedere e accelerare delle tappe, percorrere speditamente un cammino. Cosa significa “prevenire” nell’ambito dell’animazione? Solo con le precisazioni che abbiamo appena svolto è possibile allora capire che cosa può significare lasciarsi guidare da un sistema preventivo, dal Sistema Preventivo di Don Bosco, nell’ambito dell’animazione. Certo, la prima fase ci deve essere; necessariamente se mi avvicino a qualcosa mi allontano da altro, ma guai se l’animazione si limitasse a evitare i mali ai ragazzi senza poi proporre concretamente un qualcosa di alternativo, di valido. Don Bosco non aveva in cuore esclusivamente l’allontanamento dei giovani da certi ambienti, da alcuni atteggiamenti, stili personali… la sua azione era invece un’azione educativa (= educare, tirar fuori, estrapolare). E in quanto educativa egli voleva tirar fuori il bene presente in ogni ragazzo. Ecco allora che la prevenzione di Don Bosco non si limita alla distanza dal male, ma è innanzitutto e soprattutto avvicinamento al bene, avvicinamento a quel bene che è il Sommo Bene: DIO. Il Sistema Preventivo - L’esperienza educativa di Don Bosco Vorrei che per un momento abbandonassimo quell’atteggiamento tipicamente scolastico che ci pone in contatto con il Sistema Preventivo di Don Bosco come con una teoria da dover applicare alla nostra animazione. Non siamo qui per fare una trattazione teorica del sistema preventivo, una trattazione astratta, lontana dalla nostra vita. Siamo qui per parlare del nostro essere animatori, quindi del nostro impegno tra dei ragazzi, tra dei giovani, quindi per parlare della nostra vita (perché l’animazione dovrebbe essere la nostra vita, non solo una parte di essa). Vivere personalmente uno stile da proporre. Il punto di partenza sta proprio qui: capire che il Sistema Preventivo è un qualcosa che devo vivere io, proprio per quella logica (che molte volte avrete sentito quando i vostri responsabili vi hanno parlato di animazione) che per dare una cosa devo per forza possederla, “averla dentro”. Non crediamoci degli improvvisatori. Neanche Don Bosco, nel momento in cui ha scritto questo testo, ha potuto improvvisare. La prova sta nel fatto che il testo è nato dopo tante insistenze esterne ed è stato composto dopo tante correzioni da parte dello stesso Don Bosco e di altri suoi collaboratori. Se Don Bosco prendeva così sul serio il suo Sistema Preventivo, a maggior ragione noi dobbiamo innanzitutto calarlo sempre di più in noi stessi e farlo diventare stile personale di vita. “Ricordatevi che l’educazione è cosa di cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna se Dio non ce ne insegna l’arte, e ce ne dà in mano le chiavi.” (Don Bosco) Vivere con stile educativo un ambiente educativo È inutile, non siamo super-eroi. Per vivere la prevenzione “alla Don Bosco” dobbiamo essere aiutati da un ambiente che sia davvero educativo. Dobbiamo voler vivere in un ambiente educativo, in un ambiente in cui l’obiettivo principale, il nodo di tutto sta proprio nell’educazione. Potrà trattarsi anche di un luogo esterno ad un oratorio, ma sia chiaro che certi luoghi rimangono come dei terreni privilegiati in cui allenarsi in questo difficile campo dell’animazione. Successivamente potrò portare questo stile preventivo anche in luoghi completamente estranei all’animazione (intesa in senso classico). Questo vivere in un ambiente educativo deve portarci anche a vivere un ambiente, ovvero sentirci ed essere protagonisti in quell’ambiente. Don Bosco non si è limitato a costruire o a radunare i giovani dalle strade di Torino, egli con i suoi collaboratori era l’anima dell’oratorio, era colui che si faceva presente ai ragazzi, che stava con loro, che perseverava nella presenza in cortile o tra i giovani. Presenza, protagonismo e costanza nell’impegno sembrano essere così i primi tratti caratteristici del Sistema Preventivo di Don Bosco. “Il direttore pertanto deve essere tutto consacrato ai suoi educandi, ne mai assumersi impegni che lo allontanino dal suo uffizio, anzi trovarsi sempre coi suoi allievi tutte le volte che non sono obbligatamente legati da qualche occupazione, eccetto che siano da latri debitamente assistiti” (Don Bosco, Sistema Preventivo, p.16) Vivere un ambiente educativo, ovvero creare un ambiente educativo significa allora che ognuno degli animatori dovrà saper crescere in questa educazione, che come abbiamo ricordato prima è l’avvicinamento a Dio. Una persona non può essere un animatore al 100% se rifiuta un discorso di fede, se fa dell’animazione un puro impegno sociale. Deve allora esserci un graduale incontro con Dio anche per gli animatori, un incontro rispettoso delle tappe e dei ritmi di ognuno… MA CI SIA! Vivere profondamente un rapporto educativo Sensibilità nei confronti dei ragazzi. È la condizione base per l’animazione. Non è quindi specifico, di per sé, del Sistema Preventivo. Una persona non sarebbe un animatore se non ci fosse questo interesse per i giovani. Apertura verso tutti i ragazzi È qualcosa di più specifico, che ci può interessare di più. L’esperienza di Valdocco ci dice che vivere secondo il Sistema Preventivo è tenere gli occhi bene aperti sulle tante situazioni in cui si trovano i ragazzi di oggi. Siamo chiamati a stare in mezzo ai giovani, come animatori, ma non solo tra questi giovani o quei giovani. L’oratorio non è luogo di particolarismi, di “gruppettismo”, di concorrenza con altre compagnie del paese, del quartiere. Ogni ragazzo che entra in oratorio deve avere la nostra attenzione. Il cancello è aperto per tutti. È una disposizione interiore prima ancora che un atteggiamento che appare all’esterno. Mi sento inviato a tutti, nessuno escluso. Attenzione ad alcuni - “Assistenza Salesiana” Ciò non significa che le cure andranno ripartite tutte allo stesso modo. FBL = Fai Ballare L’occhio! Don Bosco è un vero maestro in questo. La sua assistenza, come quella dei primi “animatori” dei suoi cortili (poi diventati salesiani, cooperatori o benefattori), era formidabile. Metodologicamente possiamo far riferimento ai tanti regolamenti scritti da Don Bosco (e riportati quasi tutti nel X libro delle Memorie Biografiche) a proposito dei vari ambienti della casa (cortile, refettorio, camerate, passeggiate e scampagnate). Ogni angolo del cortile doveva essere assistito. La presenza era garanzia di una vera animazione. Ritorna il vero significato del “prevenire”: non basta la presenza in cortile, l’animatore in qualche modo dovrà interagire, parlare, giocare, scherzare. Don Bosco non amava perdere tempo, neanche in cortile, e non voleva che i ragazzi si abituassero a perderlo con facilità, che cadessero nel disimpegno, nella poca voglia di fare (anche se si trattava solo del gioco). Ogni angolo del cortile sarà così vigilato ed animato. (Lettera da Roma del 1884: la critica che Don Bosco fa ai suoi salesiani e che farebbe oggi anche agli animatori è quella di averli visti in cortile tra di loro e non con i ragazzi.) “Si faccia in modo che gli allievi non siano mai soli. Per quanto è possibile gli assistenti li precedano nel sito dove devolsi raccogliere; si trattengano con loro fino a che siano da altri assistiti; non li lascino mai disoccupati”. (Don Bosco, SP, p.17) Offrire una molteplicità di proposte Alle volte non raggiungiamo i ragazzi non perché siamo materialmente lontani da loro, ma perché non riusciamo ad offrire loro una molteplicità di attività e di interessi. Se il nostro oratorio si ferma solamente ad un’animazione di cortile ben difficilmente riusciremo a “catturare” l’attenzione di nuovi giovani o di giovani che pur vivendo da tanti anni nel nostro ambiente ora sembrano disaffezionarsi. Pensiamo se all’interno del nostro oratorio c’è una dimensione caritativa, c’è un animazione missionaria, c’è una formazione più centrata sulla catechesi. E pensiamo anche a chi si occupa di questi ambiti, a chi sono i frequentatori. Ragione, Religione, Amorevolezza Ecco il trinomio per eccellenza a cui spesso ricorriamo per indicare il Sistema Preventivo di Don Bosco. Avrei potuto partire da qui, tuttavia ci accorgiamo come quanto abbiamo detto si riallacci a questi tre aspetti. La ragione ci ricorda che l’animazione, la vita in un oratorio o in un’altra opera educativa ha a che fare con il buon senso. L’animazione non si può mai dissociare dal buon senso, quello che propongo ai ragazzi non ha nulla di anormale!!! “Eccettuati rarissimi casi, le correzioni, i castighi non si diano mai in pubblico, ma privatamente, lungi dai compagni, e si usi massima prudenza e pazienza per fare che l’allievo comprenda il suo torto con la ragione e la religione.” (Don Bosco, SP, p.23) La religione è insieme metodologia (pensiamo alla catechesi) e obiettivo (pensiamo alla centralità della figura di Gesù, ove per centralità intendo il punto a cui tendo nel mio operare, il bersaglio da raggiungere con le frecce che ho a disposizione o che mi posso procurare). “La frequente confessione, la frequente comunione, la messa quotidiana sono le colonne che devono sorreggere un edificio educativo […]. Nei casi poi di esercizi spirituali, tridui e novene si faccia risaltare la bellezza, la grandezza, la santità di quella Religione che propone dei mezzi così facili, così utili alla civile società, alla tranquillità del cuore, alla salvezza dell’anima, come appunto sono i santi Sacramenti.” (Don Bosco, SP, pp.17-18) L’amorevolezza è quell’aspetto che ci fa intendere l’animazione come un incontro tra cuori. “L’educazione è cosa di cuore”, diceva Don Bosco. Allora il nostro essere animatori non potrà fare a meno di puntare tutto sull’amore. “Verremo giudicati sull’amore” ci ricordano le sacre scritture, i santi, Madre Teresa di Calcutta… abbiamo allora il compito di far percepire al ragazzo di essere amato, non solo da noi, ma da Dio. “Ragione e Religione sono gli strumenti di cui deve costantemente far uso l’educatore, insegnarli, egli stesso praticarli se vuol essere ubbidito ed ottenere il suo fine.” “L’educatore, guadagnato il cuore del suo protetto, potrà esercitare sopra di lui un grande impero, avvisarlo, consigliarlo ed anche correggerlo […]. (Don Bosco, SP, p.16 e p.15)
Conclusioni Il Sistema Preventivo di Don Bosco non è una teoria, una trattazione pedagogica sistematica da applicare ad ogni caso in maniera eguale. Il Sistema Preventivo è invece esperienza da vivere, che coinvolge prima di tutto la nostra persona e poi il nostro rapporto con i ragazzi, con i giovani. Quanto abbiamo detto, e molto di più quello che c’è da vivere sottolinea due punti fondamentali che ognuno di noi deve percorrere ed affrontare: Tutto ruota attorno alla carità. Il rapporto educativo non è cosa facile, non si può vivere superficialmente. È una prova vera e propria, ce lo testimonia lo stesso Don Bosco dicendoci: “Taluno dirà che questo sistema è difficile in pratica. Osservo che da parte degli allievi riesce assai più facile, più soddisfacente, più vantaggioso. Da parte poi degli educatori racchiude alcune difficoltà che però restano diminuite, se l’educatore si mette con zelo all’opera sua.” (Don Bosco, SP, p.20)
L’educatore è un individuato consacrato al bene dei suoi giovani allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione de’ suoi allievi. (dal Sistema Preventivo di San Giovanni Bosco) |