Oratorio oggi Gli oratori sono realtà che, forti della loro tradizione, continuano ad essere luoghi di riferimento per bambini, ragazzi, adolescenti e occasione di coinvolgimento degli adulti che si mettono a servizio della loro crescita. Molti oratori sono strutture dotate di ambienti differenti utilizzati per attività di ogni tipo: immancabile la catechesi, e poi il gioco, lo sport, la chiacchiera, il laboratorio, il corso..... L'incrocio di rapporti che nascono dalla condivisione di queste esperienze dà forma all'identità dell'oratorio. Le persone che lo abitano gli danno un volto e un nome. Ma a partire da uno sguardo e da parole che non possono dimenticare una questione di fondo: l'oratorio non si origina da sé, non può concepirsi come realtà semplicemente autonoma che chiede di essere reinventata tutte le volte. L'oratorio nasce dalla parrocchia e se in qualche modo non ne rimane legato si trasforma in qualcosa di completamente altro. "L'oratorio è l'espressione dell'amore della Chiesa, organizzata in comunità parrocchiali o in istituzioni educative, per i suoi figli più giovani... " (Paolo VI). L'oratorio è quindi istituito dalla parrocchia per crescere i suoi figli, perché continui e cresca la comunità cristiana. Il problema è che a seconda del significato dato al "figlio", al "piccolo", cambia completamente il modo di essere oratorio. È la piccola chiesa del piccolo adulto o è il luogo in cui io comunità accompagno ogni figlio ad essere grande e grande nella fede? Tenere aperta questa riflessione diventa molto importante in una società attuale che non si riconosce più nella comunità cristiana e trova anche nuovi luoghi per l'educazione dei ragazzi. Pur nella fatica di dare una definizione univoca di una realtà così multiforme, esistano delle dimensioni irrinunciabili per poter parlare di oratorio. L'accoglienza. L'oratorio non è uno spazio a cui si accede perché si è iscritti o se si partecipa a un'iniziativa. Il cortile dice che lì ci si può fermare e restare. E molti sono i ragazzi che sostano sul muretto e, almeno apparentemente, non cercano la presenza dell'adulto. Per la comunità l'accoglienza testimonia la centralità della persona, dice: "l'altro mi sta a cuore prima che io abbia qualcosa da dirgli o lui abbia voglia di ascoltarmi". La comunità è già parlante nel gesto del lasciare entrare e del farsi vicino nel rispetto di una distanza. Accogliere significa curare l'ambiente, prepararlo perché venga abitato. Accogliere significa accettare di non potersi far carico di tutti ma di essere attenti che una comunità locale condivida la responsabilità dell'educazione. A volte si crede che accogliere significhi sopportare tutti, non escludere nessuno, lasciar correre. In realtà l'accoglienza è una forza di presenza e non di annullamento di sé (emozioni, pensieri, valori). Altrimenti all'accoglienza non seguirà mai un incontro autentico. L'aggregazione e la formazione. Pur nella loro diversità, gli oratori, sono i luoghi in cui è possibile educare i ragazzi a essere uomini, parte di questa società. I ragazzi possono crescere in esperienze d'incontro con i coetanei, ma anche con i più grandi e i più piccoli, con diverse figure adulte di riferimento. Possono esprimere le proprie potenzialità, sviluppare la creatività, misurarsi con i propri limiti, confrontarsi con degli adulti, assumersi delle responsabilità. Per la comunità è il luogo in cui far nascere iniziative diverse che rispondano alle esigenze e agli interessi dei ragazzi, senza dimenticare che è necessario esplicitare un intento educativo che va sostenuto e arricchito. Compito della comunità è quello di sostenere, nel dialogo con il territorio, la qualità delle proposte, far crescere una sensibilità educativa che non può essere data per scontata nei vari gruppi impegnati con i ragazzi e che si fa sempre più necessaria dentro la complessità della società di oggi. La cura dell'uomo non è un optional per il cristiano ma il cuore della sua azione in nome di un Dio che ha rivelato in un Uomo il suo volto. La testimonianza. Ogni azione dell'oratorio è testimonianza di fede della comunità. Il modo di pensare l'ambiente, i tempi dedicati alle attività, il modo di coinvolgere gli adulti ogni gesto dice il volto di Chiesa che si è e si vuole costruire. Non esiste uno spazio specifico in cui testimoniare la propria fede. Ci sono però dei luoghi in cui s'introducono i ragazzi al modo di essere, al linguaggio della Chiesa. Se l'oratorio è propedeutico alla vita degli adulti nella fede dovrebbe pensare a dei luoghi che in forma "laboratoriale", non artificiale, facciano vivere e comprendere queste dimensioni. La catechesi, il laboratorio liturgico, le esperienze di servizio vanno comprese dentro una prospettiva educativa. È in gioco la crescita dei ragazzi alla libertà dell'incontro che noi cristiani chiamiamo Gesù e riconosciamo nella sua pedagogia. Paolo VI Paolo VI, discorso rivolto alla Confederazione Italiana Oratori e Circoli giovanili e ai rappresentanti Internazionali dei Movimenti Giovanili Cattolici Parrocchiali, 23 gennaio 1964. "La Nostra riconoscenza vi dice l'importanza che Noi attribuiamo all'azione pedagogico-pastorale, da voi rappresentata e promossa; è quella degli oratori e circoli giovanili, sia maschili che femminili, in Italia, dei patronages in Francia e nel Belgio, delle Katholische Jungmänner Gemeinschaften in Germania e nella Svizzera e delle Catholic Young Men's Societies nei Paesi di lingua inglese; quella cioè rivolta all'assistenza e alla formazione morale e religiosa della gioventù di una data località, anzi ordinariamente di una data comunità parrocchiale... L'oratorio, come il patronage o altra analoga istituzione, si è dimostrato ed oggi più che mai si dimostra opera egregiamente complementare sia della famiglia, che della scuola, e si attesta come opera fondamentale per quella famiglia e quella scuola che guida l'uomo alla vita religiosa collettiva, e che si chiama parrocchia... L'oratorio, o come dicevamo, altra opera simile, è infatti la palestra delle forze morali e religiose, impiegate con diretta e saggia intenzionalità e con tendenziale rendimento massimo grado; è la scuola della bontà e della pietà; è il laboratorio delle coscienze giovanili; è l'allenamento ai grandi doveri della vita, è la tessitura di buone amicizie, che daranno poi alla compagine sociale la sua più schietta e solida coesione; è veramente un vivaio di uomini sani, onesti, intelligenti ed attivi; è uno stupendo fenomeno di popolo... L'oratorio, ossia l'opera di raccolta e di assistenza all'intera popolazione giovanile d'una data comunità, non si oppone infatti all'esistenza nel suo seno, o al suo fianco, di quelle altre associazioni particolari, di quelle, in primo luogo, dell'Azione cattolica, ma invece vi prepara il campo ove esse possono reclutare le loro schiere, già addestrate da una formazione di base, e dove possono esercitare qualche loro prima attività e trasfondere quelle più vivace animazione da cui sono caratterizzate. L'oratorio è per tutti, l'associazione cattolica è per alcuni più volenterosi; l'oratorio genera e offre il grande campo della vita giovanile comunitaria, l'associazione vi sceglie e vi coltiva il gruppo idoneo a particolare formazione; l'oratorio si misura soprattutto con le statistiche quantitative, l'associazione con quelle qualitative; l'uno e l'altra sono complementari e si integrano a vicenda... Noi speriamo che le nostre comunità locali, e specialmente quelle parrocchiali, sentiranno sempre il dovere, il bisogno e il vanto di dar vita ad opere simili; come speriamo che lo sviluppo dell'assistenza alla gioventù, promossa dalla società civile, non abbia a nuocere, sì bene a giovare a tali istituzioni, le quali, per essere, come s'usa dire, confessionali, non devono essere trascurate o osteggiate, ma piuttosto valorizzate nello sforzo d'una più completa assistenza alla gioventù". |