Primi compagni di S. Francesco
Test 14 [116]: “E dopo che il Signore mi dette
dei frati....”
Test 16 – 17 [117] E quelli che venivano per abbracciare questa
vita, distribuivano ai poveri tutto quello che potevano avere ed
erano contenti di una sola tonaca, rappezzata dentro e fuori, del
cingolo e delle brache. E non volevano avere di più.
Non è facile stabilire la serie dei primi
compagni. (vedi nota 53 a FF 366)
Nei Fioretti I si parla di 12 (così nei racconti del viaggio
a Roma dal Papa per la prima approvazione della Regola), ma sembra
più un numero simbolico per fare il parallelo con i 12 apostoli.
Di fatto non si riesce a dare un nome a questi 12. (cfr. anche nota
3 a FF 1826)
Di alcuni tra i primi le fonti danno il nome e una breve narrazione
della “chiamata” (es. Bernardo, Pietro, Egidio, Silvestro...),
di altri si ha solo il nome:
Sabbatino, Morico, Giovanni della Cappella: Tre Comp 35 [1438];
1Cel 25 [362] n. 48
Giovanni da S. Costanzo; Barbaro; Bernardo di Vigilante: 1 Cel XII,
31 [371] n. 58
Ci sono poi altri frati che, pur non essendo tra questi primi, furono
però molto vicini a Francesco. Vedi per es. Leone, Rufino
Angelo, che si autodefiniscono “noi che siamo vissuti più
a lungo insieme con lui”.
In tutto quindi ho potuto ricostruire un breve ritratto di nove
frati, a cui si aggiunge Chiara come decima.
Ecco i primi compagni di San Francesco
Bernardo figlio di Quintavalle, figlio di Berardello (XIII secolo - Assisi, 10 luglio 1241), frate, fu il primo seguace di san Francesco d'Assisi.
Di condizione agiata, si laureò dottore in utroque iure a Bologna; conobbe San Francesco e, secondo la tradizione era con lui il 16 aprile 1208 quando da un predicatore udirono il passo del Vangelo secondo Matteo "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la croce e mi segua" (Mt. 16,24). Anche Bernardo si spogliò di tutti i suoi averi, e ne distribuì il ricavato ai poveri.
Qualche tempo dopo Bernardo tornò come predicatore a Bologna, insieme a Pietro Cattani, in seguitò andò a Firenze. Partì tra il 1213 e il 1214 insieme a Francesco per il Marocco, attraverso la Spagna; nel viaggio si fermò a Sangüesa, in Navarra, per assistere un infermo, e qui fu probabilmente fondato il primo convento dell'Ordine. Per un'altra quindicina d'anni fece altri viaggi, poi si ritirò in eremitaggio fino al 1240.
Pietro Cattani
Giurista e canonico di S. Rufino, indossò insieme a Bernardo
l’abito di penitente. Fu compagno di Francesco nella missione
in Oriente. Quando nel 1220, alla Porziuncola, Francesco rinunciò
all’ufficio di governo dell’ordine, lo nominò
suo successore: “Da oggi avanti sono morto per voi. Ma ecco
fra’ Pietro di Cattani, al quale io e voi tutti dobbiamo obbedire”.L'ingresso
alla Porziuncola è sproporzionato, così come lo è la porta
laterale aperta nel XIX secolo per consentire il flusso delle
grandi folle di pellegrini. Sul lato destro esterno è affisso uno
dei documenti epigrafici più antichi dell'Ordine: la lapide della
tomba di Pietro
Cattani, morto il 10
marzo 1221
quando ancora era in vita Francesco. Si racconta che folle di
devoti accorrevano alla sua tomba disturbando la preghiera dei
frati; allora Francesco esortò Cattani ad essere obbediente in
morte come lo era stato in vita e, quindi, gli ordinò di non
compiere più miracolo. E così avvenne!
Egidio
Fu il terzo compagno di Francesco. “Uomo semplice, retto e
timorato di Dio, in tutta la lunga vita praticò la santità,
la giustizia, la pietà, lasciando esempi di obbedienza perfetta,
lavoro manuale, amore al raccoglimento e alla contemplazione religiosa”.
Sebbene semplice e illetterato, si elevò ai più eccelsi
vertici della contemplazione “fino alla più alta perfezione”.
Silvestro
Quando era già anziano sacerdote secolare della città
di Assisi, fu colpito dalla generosità di Francesco e dalla
santità della sua vita. Lasciò così tutti i
suoi beni e lo seguì nell’Ordine, di cui fu il primo
sacerdote e nel quale condusse una vita santa sino alla fine, dedicandosi
ininterrottamente alla preghiera sul monte sovrastante Assisi.
Filippo
Nel 1208 al primo gruppo di frati si aggiunse Filippo “che
parlava di Dio con mirabile dolcezza. Interpretava la Scrittura,
spiegando il significato più recondito, senza aver studiato
nelle scuole”. Fu con Francesco accanto a Chiara, fin dagli
inizi della sua vocazione. È ricordato come visitatore e
predicatore del monastero di S. Damiano, sia prima che dopo la morte
di Francesco.
Angelo
Uomo cortese, nobile e delicato, primo cavaliere entrato nell’Ordine,
“fu adorno di ogni gentilezza e bontà”. Fu tra
i compagni di Francesco che vissero “più a lungo insieme
con lui”, suo guardiano e compagno nella predicazione. Presente
alla Verna, quando il Santo ricevette le stimmate, insieme a
Bernardo,
Leone e Rufino, lo assistette nell’ultima malattia e nel momento
della morte.
Leone
Fu compagno di Francesco tra i più cari, vicini ed amati,
testimone dei fatti più significativi e intensi della vita
del Santo, destinatario della sua benedizione conservata in un biglietto
autografo. Fu insieme a Francesco nella predicazione, nelle difficoltà,
a Fonte Colombo, sul monte della Verna. Lo assistette nel momento
della morte. È ricordato per la semplicità e la purezza.
Masseo
“Grande e bello nel corpo... uomo di grande santità,
discrezione e grazia nel parlare di Dio”, è protagonista
di diversi Fioretti che hanno per tema l’umiltà e l’obbedienza.
Con lui Francesco si recò da Papa Onorio per chiedere l’indulgenza
per la Porziuncola. Sulla Verna il santo lo chiamò, insieme
a frate Angelo, per mostrargli le mani segnate dalle stimmate.
Rufino
“Gentile uomo d’Assisi”, è ricordato “per
la virtuosa incessante orazione... pregava anche dormendo e in qualunque
occupazione aveva incessantemente lo spirito unito al Signore”.
Forse balbuziente e “senza lo ardire né la facundia
del predicare”, fu tra i compagni che furono più vicini
a Francesco il quale lo indica in un Fioretto come “una delle
tre più sante anime del mondo”.
Chiara
Nata ad Assisi nel 1194, affascinata nella giovinezza dalla figura
di Francesco, si sentì chiamata a vivere la sua stessa esperienza
di fede e di amore. Vera “pianticella di Francesco”,
visse fino alla morte nel Monastero di S. Damiano nella povertà
più alta, nella preghiera e nella contemplazione, stringendosi,
vergine poverella, al Cristo povero e crocifisso, di cui fu “amante
appassionata”.